sabato 19 ottobre 2013

mercoledì 8 agosto 2012

Il sottile filo

Esiste una bellissima leggenda giapponese.
La leggenda narra che, ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra.
Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati, il nostro grande amore, la nostra anima gemella.

Le anime così unite, sono destinate ad incontrarsi, non importa il tempo che dovrà passare, le circostanze o le distanze che le separano...
Il filo potrà attorcigliarsi, annodarsi ma sarà lunghissimo e fortissimo e non si spezzerà mai.

Sarà lo stesso destino a tenerlo saldo e unito finchè esse non s'incontreranno...


martedì 5 giugno 2012

Relazione e solitudine

...un'autentica relazione è essere il custode della solitudine dell'altro, spesso i grandi amori sono la testimonianza di solitudini condivise...


lunedì 2 aprile 2012


Vi sono trame aggrovigliate,
se provi a districarle senti che insieme ad esse dovresti strappare te stesso.
Ti basti allora guardare,
cercare di capire.
Non addentrarti,
che non abbia a inghiottirti l'abisso,
è soltanto l'abisso del pensare,
non è l'abisso dell'essere.
L'essere non assorbe ma cresce lentamente e si tramuta in sussulto,
questo è il pensiero impregnato d'esistenza.
Tu, l'universo, Dio,
inversamente senti come tutto le gambe t'afferra,
l'essere si riduce ad un punto ed il pensiero come steppa inaridisce.
Semplicemente lavora,
abbi fiducia,
ed entra in te solo quel tanto che ti renda cosciente del tuo orgoglio
e questo è già umiltà.
E sorveglia piuttosto la volontà dei sentimenti
un prepotente sfogo viene solo di rado
E a Dio non giunge

Karol Wojtyla
Mai, mai, mai.

Ascolto il vento il vento della mia anima.
Dove finirò penso solo Dio lo sa veramente.
Io sedevo sul sole al tramonto.
Ma mai, mai, mai.
Non ho mai voluto l'acqua una volta.
No, mai mai, mai.
Ascolto le mie parole, ma cadono molto al di sotto.
Ho lasciato che la mia musica mi porti dove il mio cuore vuole andare.
Ho nuotato sul lago del diavolo.
Ma mai, mai, mai.
Non farò mai più lo stesso errore.
No, mai mai mai


http://youtu.be/UjZG9MiELio

mercoledì 21 marzo 2012

Una favola d’amore

















C’erano una volta un uomo ed una donna che insieme dovevano progettare un futuro insieme. Si sedettero intorno ad un tavolo ed ognuno stirò il suo foglio bianco impugnando una penna; avevano bisogno di scrivere tutte le cose che tra loro non andavano ed anche quelle che invece li facevano felici.

Lei scrisse che di lui amava lo sguardo ed il modo in cui la baciava, i sogni e l’amore che le dava; lui invece non riusciva a scrivere nulla, non perchè non trovasse una ragione per amarla, ma perchè nel suo cuore ogni cosa di lei gli procurava gioia, ed era proprio questo sentimento quasi morboso che lei annotò fra le cose colpevoli di turbare il loro rapporto: quel tipo di amore che opprime e fa sentire in gabbia senza possibilità di fuga.

Quando lei ebbe terminato di scrivere i “pro” e i “contro” della loro vita insieme, lui stava ancora cercando un aggettivo che potesse descrivere ciò che provava, innervosito scrisse la prima cosa che gli balenò in testa: AMORE.

Le bastò però vedere ciò che aveva scritto lei per turbarsi profondamente, dacchè tutto si può chiedere eccetto che cambiare il proprio modo d’amare.

Così, tra le cose che non andavano di lei, segnò: preferisce essere amata di meno.

Scambiandosi i fogli uno dei due proclamò : non riusciremo a cambiare niente. Ma l’altro rispose: ciò che faremo o non faremo non conta, conta solo pensarlo sempre in due.

E così si baciarono andando incontro al rischio più grande: amarsi e basta, scampando però a quella insoddisfazione che spesso attanaglia il cuore di chi, non accettando quel rischio, piange la propria solitudine per anni, fino a quando non torna ad amare sè stesso.



venerdì 16 marzo 2012

i 7 specchi Esseni

Gli Specchi Esseni sono una teorizzazione sui rapporti umani risalente a più di 2000 anni fa espressa in documenti rivenuti nei pressi del Mar Morto nel dopoguerra.
Tra gli studiosi di questa documentazione (tra cui I Rotoli del mar Morto) il geologo Gregg Braden (ne parla nel Best Seller La Matrix Divina) ha colto l’importanza del concetto di “altro” in quanto nostro specchio, nostro riflesso esterno della dimensione interna.
A onor di cronaca, gli Esseni erano un popolo che viveva in Palestina dedito ad una spiritualità molto vicina a quella professata da Gesù Cristo, celibi e vegetariani vagavano per il deserto da soli o in compagnia, proponendo una visione nuova rispetto alla religione di Mosè.
Qualcuno ritiene che Gesù Cristo fosse un esseno, qualcun altro pensa che il Cristo pur non essendolo, conoscesse perfettamente le usanze e la cultura dei maestri esseni.
Ad ogni modo la lezione contenuta negli specchi esseni è essenziale per comprendere quanto il giudizio rechi in sè una separazione e con questa una lacerazione, un piccolo dolore, un allontanamento dal Tutto.
Secondo questa idea tutto ci parla di noi. Il mondo esterno è un’enciclopedia ricca di informazioni su di noi e sui nostri rapporti sociali.
Gli specchi esseni ci forniscono la chiave per interpretare i segni all’esterno e decodificarli per crescere ed evolvere in armonia e pace.
I rapporti umani andrebbero letti per ciò che hanno da comunicarci; andrebbe pertanto analizzata la relazione in se stessa, più che i contenuti veicolati da questa.
Ogni rapporto con gli altri (nella vasta galleria degli individui conosciuti, sconosciuti e cari) contiene un’universo di informazioni preziosissimo su noi stessi e sul modo di intendere il Mondo.
Gli antichi Esseni forse identificarono meglio di chiunque altro il ruolo dei rapporti umani, riuscendo a dividerli in 7 categorie: 7 misteri corrispondenti ai vari tipi di rapporto che ciascun essere umano avrebbe esperimentato nel corso della sua vita di relazione. Gli Esseni li hanno definiti “specchi” e ci fanno ricordare che in ogni momento della nostra vita la nostra realtà interiore ci viene rispecchiata dalle azioni, dalle scelte e dal linguaggio di coloro che ci circondano.























il 1º specchio
 

Il primo specchio esseno, dei rapporti umani, è quello della nostra presenza nel momento presente.
Il mistero del Primo specchio è incentrato su cosa noi inviamo nel momento presente, alle persone che ci stanno accanto.
Quando ci troviamo circondati da individui e modelli di rapporto di comportamento in cui domina l'aspetto della rabbia o della paura, lo specchio funziona in entrambi i sensi, potrebbe invece trattarsi di gioia, estasi e felicità, ciò che vediamo nel primo specchio è l'immagine di quello che noi siamo nel presente. Chi ci è vicino ce lo rimanda, rispecchiandoci.  


il 2º specchio
 

Il secondo specchio esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente ma è un po' più sottile.
Anziché riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente. Se siete circondati da persone, i cui modelli di comportamento vi provocano frustrazione o scatenano la vostra rabbia o astio e se percepite che quei modelli non sono vostri in quel momento, allora chiedetevi: Mi stanno mostrando me stesso nel presente? Se potete onestamente rispondervi con un no c'è una buona probabilità che vi stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento presente. La rabbia, l'astio o la gioia che voi state giudicando.
Pensiamo a quando varie persone impersonano gli stessi modelli per voi esprimendo rabbia ed astio. Vi è mai capitato di essere irritati o ansiosi di arrivare da qualche parte e di salire in macchina rendendovi conto che avete fatto continuamente delle scelte sbagliate: in banca avete scelto la fila più lenta, avete sbagliato la rampa di accesso nel raccordo stradale, e ora mentre guidate vi ritrovate dietro a macchine che vanno a 50 Km all'ora in una strada dove si potrebbe andare a 100? Può darsi che quelle persone vi stiano riflettendo ciò che siete in quel momento.  


il 3º specchio  

Il terzo specchio esseno dei rapporti umani è uno degli specchi più facili da riconoscere, perché lo percepiamo ogni volta che ci troviamo alla presenza di un'altra persona, quando la guardiamo negli occhi, e in quel momento accade qualcosa di magico.
Alla presenza di questa persona, che forse non conosciamo nemmeno, sentiamo come una scossa elettrica, forse anche la pelle d'oca sulla nuca o sulle braccia. Che cosa è appena successo, in quell'attimo?
Attraverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stessi, per poter sopravvivere alle esperienze della vita. Possono venir perse, senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o ancora ci vengono portate via da coloro che hanno un potere su di noi. Talvolta quando ci troviamo in presenza di un individuo che incarna proprio le cose che abbiamo perduto e che stiamo cercando, per poter ritrovare la nostra interezza, i nostri corpi esprimono una risposta fisiologica per mezzo della quale realizziamo di nutrire un'attrazione magnetica verso quella persona.
Se vi trovate in presenza di qualcuno e, per qualche motivo inspiegabile, sentite l'esigenza di passare del tempo con quella persona, ponetevi una domanda: che cosa ha questa persona che io ho perduto, ho ceduto, o mi è stato portato via? La risposta potrebbe sorprendervi molto perché in realtà riconoscerete questa sensazione di familiarità, quasi verso chiunque incontriate. Cioè vedrete delle parti di voi stessi in tutti. Questo è il terzo mistero dei rapporti umani.  


il 4º specchio
 

Il quarto specchio esseno dei rapporti umani è una qualità un po' diversa.
Spesso nel corso degli anni ci accade di adottare dei modelli di comportamento che poi diventano tanto importanti da farci riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli.
Sovente tali comportamenti sono compulsivi, creano dipendenza. Il Quarto mistero dei rapporti umani, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione. Attraverso la dipendenza e la compulsione, noi rinunciamo lentamente proprio alle cose a cui teniamo di più. Cioè mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo. Ad esempio, quando parliamo di dipendenza e compulsione, molte persone pensano all'alcol e alla nicotina che sono certamente capaci di creare tali stati.
Ma ci sono altri modelli di comportamento più sottili come l'esercizio di controllo in ambiente aziendale o in famiglia o come la dipendenza dal sesso, dal possedere o generare denaro e abbondanza, anche questi sono esempi di compulsione e dipendenza.
Quando una persona incarna un simile modello di comportamento, può star certa che il modello, che pur è bello di per sé, si è creato lentamente nel tempo. Poco a poco, noi rinunciamo alle cose che ci sono più care. Se riorganizziamo le nostre vite per far posto al modello dell'alcolismo o all'abuso di sostanze forse stiamo rinunciando a porzioni della nostra vita rappresentate dalle persone che amiamo, dalla famiglia, dal lavoro, dalla nostra stessa sopravvivenza.
Il tratto positivo di questo modello è che può essere riconosciuto ad ogni stadio, senza bisogno di arrivare agli estremi perdendo tutto. Possiamo riconoscerlo, guarirlo, e ritrovare la nostra interezza ad ogni stadio.
Cerchiamo di rafforzare ciò che abbiamo perso o ceduto o che ci è stato portato via.
Vi invito a porre attenzione alla vostra vita e al tipo di persone verso cui vi sentite fortemente attratti e a chiedervi che cosa possiedono di voi che è stato perso o ceduto o preso. 


il 5º specchio
 

Questo modello di rapporti umani, il quinto specchio esseno, è forse il più potente in assoluto, perché credo ci permetta di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo.
Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con loro.
Attraverso questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri genitori verso di noi riflettano le nostre credenze e aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro rapporto che ci sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e la nostra Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l'aspetto maschile e femminile del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo.
E' attraverso il rapporto con i nostri genitori, che essi ci mostrano le nostre aspettative e credenze verso il rapporto divino. Per esempio se ci troviamo a vivere un rapporto con genitori da cui ci sentiamo continuamente giudicati o per i quali anche fare del nostro meglio non è mai abbastanza, è altamente probabile che quel rapporto rifletta la seguente verità: siamo noi che crediamo, dentro di noi, di non essere all'altezza e che forse non abbiamo realizzato quello che ci si aspettava da noi attraverso la nostra percezione di noi stessi fino al Creatore.
Questo è uno specchio potente e molto impalpabile, che, forse più di altri, ci può svelare perché abbiamo vissuto le nostre vite in un determinato modo.  


il 6º specchio

Il sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi lo chiamarono: l'Oscura notte dell'anima.
Ma lo specchio in sé non è necessariamente altrettanto sinistro del suo nome. Attraverso un'oscura notte dell'anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l'equilibrio, che la natura tende verso l'equilibrio e che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare quell'equilibrio.
Nel momento in cui affrontiamo le più grandi sfide della vita possiamo star certi che esse divengono possibili solo dopo che abbiamo accumulato tutti gli strumenti che ci servono per superarle con grazia e con facilità, perché è quello il solo modo per superarle.
Fino a che non abbiamo fatto nostri quegli strumenti non ci troveremo mai nelle situazioni che ci richiedono di dimostrare determinati livelli di abilità. Quindi, da questa prospettiva, le sfide più alte della vita, quelle imposteci dai rapporti umani e forse anche dalla nostra stessa sopravvivenza, possono essere percepite come delle grandi opportunità a nostra disposizione, per saggiare la nostra abilità, anziché come dei test da superare o fallire.
E' proprio attraverso lo specchio della notte oscura dell'anima che vediamo noi stessi nudi, forse per la prima volta, senza l'emozione, il sentimento, ed il pensiero, senza tutte le architetture che ci siamo creati intorno per proteggerci.
Attraverso questo specchio possiamo anche provare a noi stessi che il processo vitale è degno di fiducia ed anche che possiamo aver fiducia in noi stessi mentre viviamo.
La notte oscura dell'anima rappresenta per noi l'opportunità di perdere tutto ciò che ci è sempre stato caro nella vita e di vedere noi stessi alla presenza e nella nudità di quel niente.
E proprio mentre ci arrampichiamo fuori dall'abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi stessi in una nuova luce, che esprimiamo i nostri più alti livelli di maestria.
Gli antichi parlavano molto chiaramente della notte oscura dell'anima.
In quanto maestri noi abbiamo appreso come creare forte disiquilibrio nelle nostre vite in modo da favorire il manifestarsi dello slancio che ci serve per dimostrare il grado di abilità da noi raggiunto. Ci viene offerta così un'opportunità rispetto alla quale non abbiamo nessun punto di riferimento, nessuno a cui chiedere o da cui andare. Non avendo mai avuto prima quella data esperienza, tutto ciò su cui possiamo contare è noi stessi ed è a quel punto che ci viene chiesto di rivolgerci verso i livelli più profondi del nostro essere.
 

il 7º specchio

Dalla prospettiva degli antichi, il settimo mistero dei rapporti umani o settimo specchio esseno era il più sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile.
E' lo specchio che ci chiede di ammettere la possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sé perfetta e naturale. A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a niente. Senza usare riferimenti esterni di nessun genere.
Il solo modo in cui riusciamo a vederci sotto la luce del successo o del fallimento è quando misuriamo i nostri risultati, facendo uso di un metro esterno. A quel punto sorge la seguente domanda: "A quale modello ci stiamo rifacendo per misurare i nostri risultati? Quale metro usiamo?"
Nella prospettiva di questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni aspetto della nostra vita personale - qualsiasi aspetto - sia perfetto così com'è.
Dalla forma e peso del nostro corpo ai nostri risultati in ambito accademico, aziendale o sportivo. Ci renderemo conto insieme che, in effetti, questo è vero e che un risultato può essere sottoposto a giudizio solo quando viene paragonato ad un riferimento esterno.
Siamo quindi invitati a permettere a noi stessi di essere il solo punto di riferimento per i risultati che raggiungiamo. Gli antichi consideravano l'ultimo specchio come il più impercettibile.
Questo per gli Esseni è il nodo più delicato, perché siamo così pronti a giudicare noi stessi. Siamo noi i nostri critici più agguerriti.

Quindi vi invito ad esaminare la vostra vita ed a individuare le aree in cui sentite di non essere felici di voi stessi. Questo può accadere soltanto se non avete fatto del vostro meglio oppure se avete fatto del vostro meglio e vi siete paragonati a qualcun altro. Che metro usate? Nella nostra cultura, che metro usiamo?

Questo è il settimo specchio esseno dei rapporti umani, lo specchio della perfezione.
Questi sette specchi dei rapporti umani sono potenti, ci forniscono delle profonde intuizioni sul perché abbiamo vissuto la nostra vita in un certo modo e abbiamo avuto determinati rapporti umani.



Gli Esseni ci ricordano che ciascuno di noi passerà attraverso ogni specchio durante la propria vita, che ne siamo coscienti o no.
Spesso ci muoveremo in molti specchi simultaneamente perché siamo maestri e lo diventiamo sempre di più in questa vita.
Nel passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la nostra vita, forse senza nemmeno renderci conto del perché facciamo queste cose.
Siamo invitati a conoscere noi stessi in presenza di altri, attraverso i nostri rapporti umani e quando quei rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella guarigione e lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita, camminando tra i due mondi del cielo e della terra.

Tratto dalla trascrizione della videoconferenza "Camminare tra i mondi" di Gregg Braden